I l ruolo di forte rappresentatività del territorio salentino detenuto dalla cartapesta sembra non aver subìto inflessioni dalla nascita ai giorni nostri né tantomeno variazioni nelle tecniche di lavorazione.

La cartapesta è una poltiglia ottenuta macerando carta straccia in una soluzione di acqua e colla di farina, pestata in un recipiente di pietra e poi bollita: il materiale ottenuto, viene in seguito pressato per eliminarne l’acqua in eccesso e mescolato con una soluzione di colla animale, pasta d’amido e resine. Il composto viene modellato con la pressione dell’indice su armature lignee o calchi in gesso colati su modelli originali d’argilla plasmati dall’artista. Dopo una fase di asciugatura all’aperto o in locali riscaldati, viene rifinita con raspe per eliminarne le asperità e lisciarne le superfici; con ferri roventi si segnano le pieghe e si modificano i particolari espressivi. Il modello, spalmato di sostanze atte a preservarlo dall’umidità, dai tarli e dal calore, è pronto per la coloritura, prima a tempera e poi ad olio.

La grande fioritura della cartapesta nell’Italia meridionale vede certamente in Napoli il luogo di elaborazione dei modelli, sia per le prestigiose opere in argento, marmo o legno di cui la cartapesta forniva imitazioni a più basso costo, ma anche per la specifica produzione in materiale cartaceo di opere originali. Dalla fine del Seicento, altre città si dotano di botteghe autonome capaci di contrastare la diffusione delle opere dalla capitale e nascono scuole locali molto attive e prolifiche. Ne abbiamo esempi in Sicilia ma è soprattutto Lecce ad assurgere al rango di capitale di quest’arte, fondando una tradizione tuttora viva.

Molto probabilmente le frequenti festività e cerimonie della Lecce barocca, sono state arricchite proprio da apparati e strutture effimere in cartapesta, ma anche in questi casi non si tratta ancora di una tecnica autonoma, nonostante a livello di richiesta sociale, ci fossero tutte le condizioni affinché si sviluppasse: tra la fine del XVI secolo e per tutto il XVII secolo Lecce diventa, dopo Napoli, la città più ricca di insediamenti religiosi del meridione.

A partire dal Settecento inizia ad allentarsi la dipendenza artistica da Napoli. La produzione di cartapesta a Lecce cresce in modo esponenziale, imponendo la città come capitale di quest’arte per i secoli successivi.

Tra i motivi di radicamento di questo tipo di lavorazione a Lecce, sono da considerare: l’elevata richiesta sociale di sacro, cui si aggiungono il basso costo dei materiali, l’assenza di marmi e legnami di alta qualità, la maneggevolezza dei simulacri sacri durante le cerimonie religiose, nonché il collegamento con l’arte scultorea barocca.

Attualmente, questa forma di artigianato, si concentra, a parte qualche eccezione, nella città di Lecce: dalle botteghe del centro storico, nascono capolavori destinati a valicare non solo i confini europei, ma a giungere persino in America ed Australia. Le dimensioni dei manufatti destinati alla vendita variano dai 50 – 60 centimetri d’altezza ai due – tre metri per soggetti di ispirazione sacra, realizzati prevalentemente su commissione: la produzione di oggetti di piccola e media misura, assicura ai cartapestai un certo favore da parte del pubblico, che sembra apprezzare, oltre ai soggetti classici, la rilettura in chiave moderna della produzione (bomboniere, elementi d’arredo, soprammobili, ecc). La tradizione della cartapesta, oltre ai più recenti risvolti nel campo dell’oggettistica nata per fini turistici, è ancora indissolubilmente legata al sentimento devozionale del territorio: tale aspetto è testimoniato dalla presenza di imponenti statue all’interno della maggior parte delle nostre chiese, da edicole votive nelle strade e nei cortili del centro storico, nonché dalla presenza di eventi e associazioni legate alla tradizione del presepe.

Un altro tipo di specializzazione del settore della cartapesta, è rappresentato dai maestri che si dedicano prevalentemente o esclusivamente al suo restauro.