Dopo una serie di maldestri interventi che negli ultimi mesi ne hanno a più riprese modificato la disciplina, nella giornata di ieri il Governo ha decretato la fine degli istituti della cessione dei crediti e dello sconto in fattura.
Un dramma per tutte quelle aziende della filiera delle costruzioni– non solo edili in senso stretto ma anche imprese di impiantistica, serramenti, carpenteria – che, in buona fede e rispettando le leggi dello Stato, hanno fatto ricorso a questi strumenti per sostenere gli interventi a valere sui bonus edili, anticipandone i costi di tasca propria ed accumulando crediti che ormai sono impossibili da vendere.

Sì, perché la bozza di “Decreto-legge recante misure urgenti in materia di cessione dei crediti d’imposta relativi agli incentivi fiscali” lascia le imprese delle costruzioni appese al fragile filo della “benevolenza” del sistema bancario. Il Ministro dell’economia Giorgetti commentando la decisione come inevitabile per il contenimento del debito pubblico, ha infatti pregato le banche di intervenire per coprire questo “bubbone”.

Non solo: il decreto intende bloccare sul nascere anche l’esperienza da poco avviata da alcuni enti pubblici di acquistare i crediti incagliati, nel tentativo di evitare uno tsunami economico e sociale di proporzioni incalcolabili.

“Evidentemente la sopravvivenza delle imprese e delle famiglie che da queste dipendono non è una priorità – ha commentato Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia -. Comprendiamo la necessità di salvaguardare i conti dello Stato, ma una cosa è disporre per il futuro, un’altra è abbandonare al proprio destino le imprese che dello Stato si sono fidate, applicandone le norme. Insomma: ieri si è presa una decisione per modificare la legge senza prima salvaguardare chi, in virtù di quella legge, ha preso impegni, effettuato investimenti e assunzioni. Per non parlare del disimpegno nei confronti degli operatori economici che chiedono solo di poter recuperare crediti che hanno maturato attraverso il proprio lavoro, un lavoro per il quale lo Stato aveva garantito che sarebbero stati pagati”.

“Siamo attoniti dinanzi a questa scelta, alle modalità con cui è stata assunta e a quelle con cui la si vuole applicare – ha aggiunto Luigi Marullo, presidente degli edili di Confartigianato Puglia –. In un Paese che avesse inteso salvaguardare la propria economia oltre che la propria credibilità, si sarebbero prima messe in salvo le imprese, quantomeno per i crediti già accumulati in applicazione della legge, e solo dopo si sarebbero cambiate le regole. Come associazione abbiamo proposto alternative e soluzioni, come la previsione di un compratore di ultima istanza: niente.Migliaia di imprese e famiglie vivono nell’incertezza già da molti mesi: ora temiamo che la disperazione possa prendere il sopravvento. Rischiamo di assistere al tracollo di una parte rilevante e vitale della nostra economia, che subisce gli esiti di un accanimento continuo e sistematico: uno scenario che non lascia spazio per ulteriori mediazioni”.