Si è svolta questa mattina a Lecce presso la Basilica di San Domenico Savio la “Festa del Socio” e la premiazione dei “Maestri d’opera e di esperienza”, l’evento organizzato ogni anno da Anap, Associazione Nazionale Anziani Pensionati di Confartigianato Imprese Lecce per riunire i membri dell’associazione che rappresenta, difende e promuove gli interessi dei pensionati.
«Come ogni anno ci siamo riuniti non solo per fare squadra e condividere un momento di festa tra noi soci ma anche per premiare gli artigiani che negli anni si sono distinti in campo artigianale e per il lavoro svolto come maestri, avvicinando i giovani agli antichi mestieri – ha spiegato il presidente di Anap Lecce Carmelo Isola -. L’evento è organizzato in occasione della giornata dedicata ai nonni che sono da sempre un modello per le giovani generazioni».
All’evento ha preso parte il Prefetto di Lecce Maria Rosa Trio per i saluti istituzionali:
«Sono felice di essere presente alla Festa del Socio organizzata proprio nella giornata dedicata ai nonni. Nei miei ricordi la casa dei nonni rappresentata un luogo da fiaba perché si potevano fare cose vietate a casa dei genitori. Crescere con questi punti di riferimento è importante per i giovani soprattutto in un momento storico in cui tutti i valori sono annullati. I ragazzi hanno bisogno della vostra presenza e dei vostri insegnamenti perché solo così possono intraprendere strade giuste. Siete un modello per le generazioni futuri».
«Come associazione portiamo avanti i valori dell’imprenditoria ma anche quelli della famiglia – aggiunge Emanuela Aprile, segretario provinciale di Confartigianato Lecce -. Un artigiano è un tassello importante per la comunità perché è in grado di trasferire conoscenze uniche così come i nonni trasmettono esperienze. Un doppio ruolo che non può essere dimenticato ma anzi va premiato».
Dopo la celebrazione della Santa Messa, officiata da Mons. Nicola Macculi, presso la Basilica di San Domenico Savio a Lecce, sono stati conferiti gli attestati di “Maestri d’Opera e d’Esperienza” a 6 artigiani per la professionalità e serietà con cui hanno portato avanti la loro attività nel settore artigianale, rappresentando un punto di riferimento per le nuove generazioni di artigiani.
Di seguito alcune brevi dichiarazioni dei premiati:
Franco Bottazzo, 63 anni di Nardò, serramentista. Artigiano da oltre 40 anni.
«Ho iniziato giovanissimo, a 15 anni. Il lavoro è venuto un po’ per caso come si usava un tempo. Cercavi di imparare un mestiere facendoti guidare da un maestro. Se ti piaceva andavi avanti, altrimenti cambiavi. Io mi sono appassionato subito a questo lavoro e dopo anni di gavetta ho avviato una attività tutta mia. È un mestiere che mi ha portato tante soddisfazioni. Le difficoltà sono state tante ma si è sempre cercato di superarle, giorno per giorno».
Giovanni Giangreco, 71 anni di Specchia, piastrellista e intonacatore. Artigiano da 40 anni.
«Ho cominciato come facevano tutti quelli della mia età. Dopo la terza media a 15 anni ho iniziato a frequentare la bottega del mio maestro, cercando di imparare tutti i suoi segreti. È un lavoro che ho fatto per passione. L’amore per questo mestiere mi è stata trasmessa da mio padre quindi fa parte del mio dna. Sono contento perché negli anni ho avuto la fortuna di lavorare con tanti giovani a cui ho trasmesso il mio sapere. Questo non è un lavoro che si può insegnare come si fa a scuola. Solo lavorando e praticando si impara».
Giuseppe Lozupone, 77 anni di Lecce, edile. Artigiano da 40 anni. «Avevo 12 anni quando ho iniziato questo lavoro. Facevo l’intonachista. L’estate finita la scuola mio padre mi portava nei cantieri. Davo una mano alla mia famiglia senza mai dimenticare i libri. È stata dura ma questo lavoro mi ha portato tante soddisfazioni. Le mie figlie hanno preso strade diverse però negli anni ho avuto modo di insegnare il mestiere a tanti ragazzi. E questo mi riempie di orgoglio».
Fernando Muci, 62 anni di Nardò, falegname. Artigiano da oltre 43 anni. «Ho messo il primo piede in una bottega a 6 anni. Al mattino si andava a scuola, al pomeriggio dal maestro. Praticamente giocavo con il legno e la segatura. Quando sono tornato dal servizio militare ho aperto la mia falegnameria. I miei figli hanno preso strade diverse ma negli anni ho avuto modo di trasmettere il mestiere ad altri ragazzi. Il segreto di questo lavoro? La creatività. Senza creatività non si è falegnami».
Italo Russo, 63 anni di Lecce, parrucchiere. Artigiano da oltre 25 anni: «Ho sempre avuto la passione per questo mestiere. Fin da piccolo. Avevo l’opportunità di intraprendere un’altra attività ma ho deciso di seguire la mia strada. Ho iniziato a 15 anni facendo l’apprendistato e poi ho aperto il mio negozio. È un lavoro che mi ha dato tante soddisfazioni per due motivi: il contatto con le persone e la creatività. Quando vedi che il cliente è soddisfatto ti senti realizzato e appagato. È un mestiere difficile. Bisogna lavorare molto, soprattutto se si vuole arrivare a un certo livello».
Salvatore Surano, 71 anni di Presicce, intonacatore e piastrellista. Artigiano da oltre 25 anni.
«Ho iniziato a 16 anni. Sono andato via dal mio paese per andare a lavorare in Svizzera da solo, senza la mia famiglia. Prima ho lavorato in una fabbrica, poi ho iniziato a fare il muratore. Mi sono appassionato subito a questo mestiere. È un lavoro che ho nel sangue. Con questo spirito dopo dieci anni sono tornato a Presicce e ho aperto la mia attività che adesso porta avanti mio figlio. È bello sapere che quello che ho creato rimarrà in famiglia».
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