In alcuni Comuni  le imprese saranno costrette a pagare la tariffa Tari anche se chiuse o parzialmente chiuse dalle recenti restrizioni Covd19.

A riportare la notizia è la testata Il Sole 24 ore che sottolinea come non solo molti Comuni non hanno applicato le agevolazioni e riduzioni concesse nel primo lockdown, ma per gli Enti “virtuosi” che le hanno applicate non è stato possibile estenderle al secondo lockdown nelle zone rosse perché avrebbero dovuto essere replicate entro il termine di approvazione del bilancio di previsione, scaduto al 31 ottobre.
Nessuna agevolazione o riduzione può essere disposta, quindi, per la Tari anche se le risorse per coprire queste riduzioni ci sarebbero, potendosi far ricorso al fondo per l’esercizio delle funzioni comunali previsto dai Dl 34/2020 e 104/2020.

Inoltre dal 1° gennaio 2021 entra in vigore la parte del Dlgs 116/2020 che ha dato la possibilità per le utenze non domestiche di uscire dal servizio pubblico avviando a recupero i propri rifiuti urbani. Secondo il Sole 24 Ore: “Qui occorrerà un serio e tempestivo intervento normativo di raccordo tra normativa fiscale e ambientale. Ma le questioni sul piatto sono veramente tante, e tutte possono incidere sugli equilibri tariffari tra utenza domestica e non domestica, con potenziali aumenti anche a due cifre. Nasce da qui la richiesta di Anci di rinviare l’applicazione di un anno”.

Mentre i Comuni chiedono un rinvio al 1°gennaio 2022 dell’entrata in vigore delle nuove disposizioni, Confartigianato ha presentato le proposte di emendamento alla Legge di Bilancio per allineare la normativa fiscale con quella ambientale, auspicando che vengano recepite e che la TARI per le utenze non domestica venga finalmente detassata secondo le attuali norme di legge vigenti.