Le continue modifiche alle norme sugli incentivi in edilizia rischiano di bloccare definitivamente i lavori di riqualificazione degli edifici, tagliando di fatto fuori oltre il 90% delle imprese.
La situazione è diventata da caotica a paradossale e gli interventi normativi che si susseguono stanno paralizzando il settore.
A compendio di un quadro normativo intricato, è arrivata l’approvazione della norma che ha previsto l’obbligatorio possesso delle attestazioni SOA per i lavori che danno diritto alle detrazioni edilizie di importo superiore ai 516 mila euro, anche per le imprese che operano in subappalto, provocando ulteriore disorientamento tra imprese e cittadini.
È cominciata così la corsa alle circa 23.000 imprese in possesso di una qualunque delle attestazioni SOA, a fronte di circa 500.000 imprese nel comparto delle costruzioni, premiando esclusivamente chi può gestire la complessità burocratica, invece di chi vanta una lunga tradizione del “saper fare”, riconosciuta dai clienti e dal mercato.
La nuova norma è stata approvata sul presupposto di garantire sicurezza, trasparenza e qualità nella esecuzione dei lavori, principi da noi ampiamente condivisi, ma la soluzione è del tutto inappropriata.
È bene richiamare l’attenzione sul fatto che il mero possesso dell’attestazione SOA, a distanza di oltre 20 anni di funzionamento, non ha certamente garantito, nell’ambito degli appalti pubblici, né la sicurezza sul lavoro, né tantomeno la qualità dei lavori: prova ne sia, ad esempio, che tra settembre 2020 e agosto 2021 sono stati registrati 35 episodi di crolli negli edifici scolastici (circa 3 al mese!) come riportato nel XIX rapporto “Osservatorio civico sulla sicurezza scuola” curato da Cittadinanza Attiva.
Peraltro, è noto che il fenomeno delle imprese “fantasma” non si contrasta con il possesso della SOA, ma con l’introduzione di un serio sistema di verifica dei requisiti di accesso al mercato (da anni le nostre organizzazioni chiedono una legge di regolamentazione del settore dell’edilizia!), e con altri strumenti che, nel tempo, sono stati introdotti, come il DURC, la congruità, l’intensificazione dei controlli.
Va inoltre ricordato che l’accesso ai benefici dei bonus è comunque subordinato a una lunga serie di verifiche molto stringenti, parte delle quali affidate ai professionisti che, oltre al progetto, devono rilasciare asseverazioni e visti di conformità che garantiscono la corretta esecuzione dei lavori, la congruità dei costi ed il loro allineamento ai prezziari definiti per norma.
La certificazione SOA rappresenta, quindi, una vera e propria barriera anticoncorrenziale di ingresso al mercato, che favorisce chi ne è già in possesso o magari qualche associazione che vanta partecipazioni dirette in società per il rilascio dell’attestazione.
Per questo chiediamo la cancellazione della norma introdotta dall’articolo 10bis del decreto-legge n. 21/2022.
Ma non sono soltanto le SOA a mettere in crisi il mercato delle riqualificazioni edilizie.
Il sistema della cessione dei crediti di imposta è bloccato dalla stretta adottata dalla maggior parte delle banche e degli intermediari finanziari, ritiratisi dagli acquisti, con il grave effetto che le imprese si trovano nell’estrema difficoltà di recuperare crediti presenti nei propri cassetti fiscali per lavori già eseguiti, ma con la certezza di dover pagare dipendenti, fornitori, tasse e contributi, portando l’intero settore sull’orlo del precipizio, con la moltiplicazione dei casi di fallimento, che potrebbe coinvolgere, secondo le nostre stime, oltre 33.000 imprese e 150.000 lavoratori.
Eppure, i dati ISTAT certificano il ruolo di driver della ripresa post-pandemia del settore delle costruzioni. Nel 2021 gli investimenti in costruzioni hanno segnato un aumento record del 22,3%; dopo un calo del 6,7% nell’anno dello scoppio della pandemia, gli investimenti in abitazioni e opere edilizie si sono collocati sopra del 14,1% rispetto al 2019.
Lo stesso rimbalzo del 6,5% del PIL nel 2021 ha beneficiato della spinta propulsiva del settore delle costruzioni che, sorretto dalla domanda incentivata dei bonus in edilizia, ne ha determinato il 15,2% della crescita tendenziale nei primi tre trimestri del 2021. Le costruzioni determinano oltre i tre quarti (77%) del differenziale di maggiore crescita di 1,2 punti di PIL rilevato tra Italia e Unione europea. A questo si aggiunge il recupero della domanda di lavoro, che è interamente sostenuta dall’edilizia, l’unico comparto che nei primi tre trimestri del 2021 ha registrato un aumento (+13,3%) delle ore lavorate rispetto allo stesso periodo pre-pandemia.
Un settore fondamentale, quindi, per la ripresa economica e per la tenuta del sistema, che, in questo drammatico periodo di congiuntura negativa, ha giocato un ruolo assolutamente anticiclico.
I bonus avrebbero potuto essere l’unico efficace volano per la ripartenza post Covid dell’economia, ma si sono rivelati un boomerang, per un atteggiamento ondivago del decisore pubblico che all’inizio ha generato un’enorme aspettativa nei cittadini e nelle imprese del settore, per poi fare marcia indietro, depotenziando, con continui interventi, lo strumento e la sua efficacia.
Per questo Confartigianato, CNA e Casartigiani, in rappresentanza di oltre 1.500.000 di associati, lanciano l’allarme per un rapido intervento che salvi un’idea vincente di riqualificazione green del Paese che rischia di naufragare nel mare della burocrazia legislativa.